In questo articolo si discutono le tecniche murarie usate a Roma nel periodo c. 1080–c. 1300: opere murarie—con o senza riempitura a calce degli interstizi (stilatura), falsa cortina–e con modulo variato; opus listatum (opus mixtum), con l'uso di tufi e mattoni; opus saracinescum, solo di tufelli. Le variazioni di modulo possono servire a datare a tre periodi le opere murarie medievali: c. 1080–c. 1216; c. 1216–c. 1246; c. 1246–c. 1300. La stilatura sembra fosse il marchio distintivo di certe imprese costruttrici; fu usata tra c. 1080–c. 1200; nel XII secolo si trova ancora tra i conci rastremati. Mentre l'opus listatum apparve c. 1080–c. 1200, l'opus saracinescum era più tipico nel XIII e XIV secolo. Le tecniche murarie erano a volte relative alla funzione di un edificio—chiesa, palazzo, monastero, torre o casa, oppure al fatto che il muro fosse nelle fondamenta o sopra il livello del terreno.
In questo articolo l'autore riesamina l'opera di M. E. Avagnina, V. Garibaldi e D. Salterini, ‘Strutture murarie degli edifici religiosi di Roma nel XII secolo’, Rivista dell'Istituto Nazionale d'Archeologia e Storia dell'Arte, XXIII–XXIV (1976–77) 173 sgg. Nella Tabella II sono riassunte le informazioni contenute in tale opera. Le osservazioni dell'autore si trovano nella Tabella I. Le techniche murarie qui discusse e il loro uso nella Roma medievale sono illustrate alla Tabella III.